Ecco il racconto, narrato con maestria e dovizia di particolari dal Sommo Oreste, dell’epica impresa alla 24 ore di Roma di 8 temerari atleti dell’Adrenalina Team che, con onore e coraggio, hanno solcato le polveri del Parco degli Acquedotti di Roma.
“Sono le 7:30 del mattino di Sabato 24 Settembre e un pallido sole illumina l’area del Parco degli Acquedotti riservata ai team che partecipano alla 24 ore in MTB di Roma. Ovunque, in un brulicare di uomini e bici, fervono i preparativi per la gara, che avrà inizio alle ore 12,00. Improvviso scende il silenzio: il vessillo di gara del Team Adrenalina, che effigia una MTB con una costoletta d’abbacchio in sella e due forchette al posto dei pedali, è stato issato sull’area tecnica del team e garrisce minaccioso nella brezza del primo mattino. La voce si sparge rapidamente e inizia il silenzioso pellegrinaggio di quanti vogliono vedere in carne ed ossa le leggende viventi della MTB tiburtina. Erano misteriose le loro identità, ma ora possono essere svelate. Dopo le durissime selezioni nei migliori ristoranti e trattorie del Lazio, il Team ha scelto i magnifici 8 che partecipano alla 24 ore. Sono Lucano De Luca, capitano, Alessandro Ruspa, Oreste Segatto, Ezio Manzotin, Valeriano Cianci, Alessandro Marulli, Salvatore Abate e Marco Pellegrini.
L’area tecnica del team viene rapidamente attrezzata e, dopo le ultime operazioni di messa a punto delle bici, gli atleti vanno in ricognizione sul percorso di gara. Una folla di aficionados osannanti fa ala al passaggio degli atleti del team Adrenalina. Vi sono genitori che additano ad adolescenti in erba, cresciuti a pane e bici, i vari componenti della squadra e i giovanissimi bikers rimangono ammutoliti ed estasiati nel vedere finalmente i loro eroi materializzarsi davanti ai loro occhi. Sono volti avvezzi a mille avventure, bicipiti e mascelle usurati dalla durezza delle ore passate a tagliare e masticare abbacchi e fiorentine, gambe fortificate dalle salite fatte a piedi trascinando la bici. Eppure quegli atleti sono ancora lì, a combattere per l’onore del team e scrivere un’altra pagina epica di MTB estrema.
Ore 12:00. parte la gara e l’alfiere del Team Adrenalina, il capitano Lucano, scatta come un ghepardo, lasciando dietro di sé polvere ed avversari. Una partenza micidiale, che fiacca il morale di numerosi concorrenti. Alla conclusione del primo giro la folla è in visibilio ed il passaggio di Lucano è salutato da un’ovazione. Dopo tre giri il testimone passa ad Alessandro Ruspa, seguono Oreste, Salvatore, Alessandro Marulli e Marco. Gli atleti del team Adrenalina spadroneggiano nei tratti più tecnici del percorso, pennellando traiettorie che lasciano increduli i concorrenti vittime dei sorpassi. Ruspa junior pedala curvo sul suo mezzo, sprigionando pedalate di devastante potenza. Alessandro Marulli e Marco Pellegrini concludono le loro frazioni facendo segnare le migliori prestazioni del team. Inizia la seconda tornata, mentre la squadra è in attesa che arrivino anche Ezio e Valeriano. Stremati dalla fatica generata dal ritmo infernale della gara, gli atleti trovano conforto nella pasta al pesto e in un paio di fette di arrosto. Le bici vengono lavate e lubrificate. Si montano le luci per la notturna. Scende l’oscurità, che ben presto inonda uomini e mezzi. Un silenzio primordiale avvolge la fatica degli atleti, che ora sembrano emergere da un passato che si credeva estinto e invece torna fra noi per riproporre l’impari lotta dell’uomo contro gli elementi della natura.
Un urlo scuote improvvisamente l’aria: simile ad una locomotiva a vapore che abbia raggiunto la massima pressione un atleta sfreccia tra gli sterrati avvolti nell’oscurità. I suoi occhi sono accesi come carboni e trasmettono un senso di incontrollabile potenza atletica. I concorrenti sul percorso mormorano disperati il suo nome: Ezio Manzotin è entrato in gara e nulla sembra poterlo fermare. I suoi sorpassi si succedono con un ritmo irrefrenabile e quando Ezio transita sul traguardo la folla in delirio gli chiede di continuare e non cedere il testimone. Ma gli ordini di scuderia vanno rispettati e Manzotin a malincuore entra nella corsia di cambio. Ora lo aspetta un frugale pasto.
Nell’area tecnica del Team gli atleti Adrenalina faticano a prendere sonno, troppo alta è la tensione, indomabile il furore agonistico, soprattutto irrefrenabile l’appetito. Le soste al ristorante si susseguono a ritmo incalzante. Intanto Ezio comunica di aver girato in poco più di 16 minuti, migliore performance di sempre nella 24 ore di Roma. Solo pochi irriducibili invidiosi commentano “Se Ezio misurasse i Kg di carne come misura il tempo, sarebbe finito in galera da un bel pezzo…”. Polemiche meschine, che mirano ad infangare l’onore del team. Intanto Marco, Salvatore, Ruspa junior e Alessandro Marulli continuano a girare, inanellando anche loro prestazioni di straordinario livello tecnico e cronometrico.
Sorge l’alba e gli atleti appaiono devastati dalla fatica. E tuttavia non demordono. La classifica è penalizzata da un paio di errori commessi in zona cambio, ma il morale è ancora alto. Un bambino di appena 10 anni, ancora assonnato, sgrana i suoi occhio alla vista di Ezio e, incredulo, gli domanda: “ma sei tu il grande biker Ezio Manzotin?” E sul volto di atleti pur avvezzi alla vita aspra del biker, scende una lacrima di commozione.
Mancano tre ore al termine e un fremito percorre l’intera area tecnica. Il Clooney tiburtino, proprio lui, è arrivato a dare il suo sostegno ai ragazzi del Team Adrenalina. Ma prima di poter arrivare al paddock del team, Giancarlo Piromalli deve distribuire sorrisi ed autografi a un nugolo di signore in estasi. Ora il Presidente è con noi, dietro il suo sorriso traspare malcelata l’ammirazione per gli eroi omerici impegnati nello sforzo sovraumano di portare a termine la gara. Subito Valeriano lo aggiorna sulla situazione “pilu in gara” e il Presidente annuisce soddisfatto. Il suo sguardo ci interroga: tutti gli garantiamo che abbiamo rispettato le consegne, conducendo vita da atleti e rifiutando sdegnati le pur numerose profferte di sesso estremo avanzate nel silenzio della notte dalle più qualificate bikers in gara. Un FAX da Palazzo Grazioli conferma che la notte degli atleti Adrenalina è trascorsa in modo elegante e che non v’è nulla di cui gli atleti debbano vergognarsi.
Ore 11:55: parte l’ultima staffetta del team Adrenalina. È Oreste l’atleta che chiude la gara, stramazzando esausto sul traguardo come il maratoneta Dorando Pietri alle Olimpiadi di Londra nel lontano 1908. Valeriano gli fa annusare un concentrato spray di profumo artificiale di pilu, ma Oreste non sembra dare segni di vita. Decisivo l’intervento di Manzotin, che fa annusare a Oreste una bistecca alla fiorentina. Ritorna il colorito sul volto di Oreste e gli atleti tirano un sospiro di sollievo. Ora è davvero finita. Non resta che smantellare l’area tecnica e fare ritorno a casa. Lì gli atleti saranno accolti dalle mogli, che brandiranno minacciose mattarelli e padelle, salvo sciogliersi, davanti ai volti segnati dalla fatica, in un lungo abbraccio. Perentoria giungerà poi la domanda “ Ma non vorrai andare a dormire? In fondo sei solo andato a divertirti!!!”.